Il traffico di beni contraffatti rappresenta una minaccia in continua evoluzione, sia per portata che per dimensioni. Il commercio illecito di prodotti contraffatti pone rischi significativi per l'innovazione, l'efficienza delle attività commerciali e il benessere dei consumatori e costituisce, al tempo stesso, una fonte di reddito essenziale per il crimine organizzato.
Per i consumatori, la contraffazione comporta pericoli rilevanti per la salute, la sicurezza e la riservatezza e può inoltre compromettere la soddisfazione del consumatore inconsapevole, quando quest'ultimo acquista falsi di scarsa qualità.
Per i titolari dei diritti e le aziende che operano legittimamente nel commercio al dettaglio, la contraffazione produce gravi perdite economiche, e, nel lungo periodo, erode il valore del marchio.
Per i governi, la contraffazione si traduce in perdite erariali, in maggiore disoccupazione e più elevate spese sostenute, per assicurare il rispetto della normativa anti contraffazione e per fare fronte alle minacce per la sicurezza pubblica e alle distorsioni nel mercato del lavoro. Nel caso dell'Italia, in quanto economia moderna, innovativa e incentrata sulle esportazioni, si tratta di un fenomeno particolarmente dannoso. Il “Made in Italy" è, in sé e per sé, un brand internazionale pregiato e i contraffattori ne sono consapevoli.
La parola contraffazione è spesso utilizzata nel linguaggio comune per identificare fenomeni diversi e tra loro non omogenei. Dal punto di vista non giuridico si potrebbe far coincidere la definizione di contraffazione, intendendola come l'atto di contraffare, che è riconducibile all'attività di chi produce qualcosa in modo tale che possa essere scambiato per l'originale.
Dal punto di vista giuridico, è utile precisare che il concetto di contraffazione è un concetto generico che richiama l'idea della fraudolenta imitazione o della falsificazione di qualsiasi bene, con la conseguenza che le previsioni incriminatrici che afferiscono ipotesi di contraffazione sono assai numerose sia nell'ambito della disciplina del codice penale sia di quella dettata dalla legislazione speciale.
Le manifestazioni di illegalità che caratterizzano tale segmento presentano una rilevanza sempre maggiore nel nostro Paese.
Un recente studio OCSE ha posto in evidenza come l'Italia produca prodotti di alta qualità, ottenendo significativi vantaggi di natura economica dalla proprietà intellettuale e dai propri marchi. Ciò la rende particolarmente esposta agli effetti dannosi della contraffazione che colpiscono direttamente i titolari dei diritti e, indirettamente, l'intero mercato del “made in Italy".
Il commercio globale dei prodotti contraffatti e piratati, in violazione di marchi registrati italiani, ha raggiunto nel 2019 la cifra di 24,3 miliardi di Euro, pari al 3,6% delle vendite totali del settore manifatturiero italiano (nazionale più esportazioni).
I settori maggiormente colpiti, in termini assoluti, comprendono: abbigliamento, calzature, pelletteria e prodotti correlati, prodotti elettronici elettrici ed ottici. In termini relativi (in percentuale degli scambi totali in una data categoria merceologica), elettrodomestici, apparecchiature elettroniche, profumeria e cosmetici, abbigliamento e beni per la casa, culturali e per il divertimento, come giocattoli, giochi, libri e strumenti musicali, orologi e gioielleria sono stati i prodotti maggiormente contraffatti su scala mondiale.
Negli ultimi anni i contraffattori si sono concentrati sui settori chiave del manifatturiero italiano come abbigliamento, calzature e pelletteria e prodotti ottici.
Ad esempio, l'industria italiana dell'abbigliamento ha perso quasi il 10% delle vendite a causa della contraffazione dei propri prodotti in tutto il mondo.
Cina, Turchia e Hong Kong (Cina) sono i principali Paesi di provenienza di merci contraffatte e piratate che violano i DPI di titolari italiani.
Nel 2019 il mercato dei prodotti contraffatti in Italia ha raggiunto una cifra pari a 7 miliardi di euro, corrispondente al 2,1% delle importazioni del Paese. L'intensità della contraffazione in Italia varia notevolmente in relazione alle categorie merceologiche.
Le stime relative al danno arrecato ai consumatori in Italia per frodi sul mercato primario, ammontavano, nel 2019, a quasi 6,7 miliardi di Euro.
Il calo delle vendite dovuto al mercato della contraffazione, in Italia, si traduce in minori introiti per lo stato, derivanti dall' imposta sul valore aggiunto (IVA), dall'imposta sul reddito delle società (IRES), dall'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e dai contributi previdenziali. Nel 2018, il mancato gettito fiscale proveniente dal settore del commercio al dettaglio e all'ingrosso ammontava a 1,7 miliardi di Euro, pari allo 0,5% del totale delle entrate statali..
(Fonte: “Il commercio di beni contraffatti e l'economia italiana – Aggiornamento del 2021 - OECD)